15.11.08

Roma è lontana

Immaginarmi sul raccordo anulare in motorino. Quelle strade che passano in mezzo ai palazzi mi piacciono, alzare la testa mille volte a guardare i palazzi dietro ai guard rails. Forse non dovrei dirlo. Come i tunnel di Trastevere. No, la mia rivoluzione non poteva viaggiare così. Ci metterei un sacco a trovare un'altra scusa plausibile e allora non vado ebbasta. La colpa è delle motivazioni. La colpa è delle motivazioni. No, la mia rivoluzione è affezionata alla strada che collega casa con l'università che fa sempre più freddo e tiro sempre più su il bavero della giacca in stile Cienfuegos.
Mi resterà per sempre la curiosità di aver visto il Grand Hotel La Sapienza anche senza rubare gli asciugamani e le saponette, discutere con gente diversa e conoscere gente diversa, rivivere un viaggio in pullman di notte. Forse è vero che il mio posto è tra la gente della mia età, che chiude il cervello e smette di pensare e si lascia andare, perché è l'età, perché le cazzate le abbiamo fatte tutti, ma forse il mio posto non è tra i corridoi dell'università a correre, dopo aver sporcato le mani ed essermi sporcato le mani per colorare il TNT. Perché non mi hai detto niente angelo bianco che sei venuto in mezzo annoi per ascoltare la lezione? Sorridevi dietro agli occhi azzurri. Ormai è passato tutto.
Venerdì l'università è vuota come questo autobus, forse questo autobus un po' di più. Piove ovunque tranne che a Roma e io sono a piedi. Mi specchio nelle unghie rosse di fronte a me e immagino come sarebbe potuto essere. Mi basta questo.

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