A me è bastato tanto poco

Io e il mio amico l'altro giorno eravamo al campetto. Ovvio. Come ogni domenica. Come ogni mercoledì. Era una bella giornata con l'aria fresca e un sole stanco, una delle ultime prima dell'arrivo del freddo, quello vero. Dimmi che c'hai una televisione davanti. Dimmi che se non c'hai una televisione davanti la cerchi in un bar. Bastava solo aspettare in fondo. Ci siamo seduti sul muretto, ogni volta, anche se pioveva o faceva freddo. Perché sapevamo che sarebbe successo. Con le signore che stendevano i panni alle finestre e che dicevano che non sarebbe tornato, i vecchietti che tutti i giorni leggono il giornale che ridevano di noi e non capivano. Chi non lo ha visto giocare non può capire. Chi non lo ha letto o cercato negli angolini dei giornali. Chi non lo ha amato. Eppure tutti adesso battono le mani. E' strano, strano davvero, perché fino a pochi giorni fa c'era un gran silenzio intorno al campetto, le mani erano poche e il suono rimbombava tra le mura dei palazzoni del quartiere. Anche la mamma che lo è venuto a prendere per un orecchio per essersi levato la maglietta dopo il gol che dopo prendi freddo gli ha fatto i complimenti. Stop di petto, il bambino che lo marcava che quasi non si accorge e palla alla destra del portiere. Una piuma. Ma che ci vuoi fare, è così. Chi non lo ha visto non può capire. Chi non lo ha letto o cercato negli angolini dei giornali. Chi non lo ha amato. A me è bastato l'abbraccio, io e lui da soli sul muretto dopo aver aspettato così tanto, perché in giro non c'era nessun altro. E forse è meglio così. Io a lui e lui amme. E mi dispiace per quelli che non vengono a sedersi per guardarlo. E che non verranno nemmeno la prossima volta. A me è bastato tanto poco.