2.3.12

E LUI CHE SE N'E' ANDATO SENZA CAPIRE

Salve. Buongiorno. E poi quegli occhiali. C'era di tutto riflesso in quegli occhiali a specchio a due metri di altezza. C'ero anch'io che guardavo in alto. Forse il tipo alto due metri che portava gli occhiali a specchio non ha capito perché lo fissavo e forse si è anche un po' seccato perché lo fissavo. Io c'ho visto di tutto riflesso in quegli occhiali a specchio a due metri di altezza. Ho visto la pista grigia dell'aeroporto che scorreva veloce e poi l'aereo partendo dal basso. Lo stesso che mio zio aveva visto da giovane mentre se ne stava appoggiato alla staccionata. Così rapito dai suoi pensieri da perdersi la bambina con le treccine mentre passava. Non gli piacevano a mio zio le bambine con le treccine. Troppo scontate. E stupide. Ho visto mio zio che pensava a come sarebbe stato il profumo dell'aria dall'altra parte del mondo. Al cibo. Alla sabbia che scotta e a sé stesso vestito nel modo sbagliato. Ci vuole un po' per capire. Ho pensato che sarebbe bello. Ho pensato. Ho pensato chissà se passando non sbatte la testa nel cartello dei gates. 

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